Negli ultimi mesi la Native Advertising è diventata una parola chiave dominante nel settore del marketing online. Ma sappiamo veramente che cos’è la Native Advertising? La pubblicità nativa è un settore emergente, e sono presenti tante bufale attorno a questa “buzz word”. Vediamo alcuni delle principali castronerie che vengono dette in riferimento alla Native Advertising.
La Native Advertising è un nuovo metodo per fare pubblicità!
Assolutamente no! Le discussioni in merito alla Native Advertising sono relativamente nuove, ma il concetto non lo è affatto. Troviamo “Native Advertising” anche all’interno di quotidiani, TV, radio ed ovviamente pubblicità online. La pubblicità online è in continua evoluzione e quindi il mondo dell’online advertising cambia molto di frequente. Ora la native ads è sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, finalmente anche associata ad un set di idee e soluzioni applicative, invece che solamente dal punto di vista teorico.
La Native advertising ottimizza sempre le sue metriche!
Definire il successo per la pubblicità implica l’uso dei KPI come i parametri principali per la misurazione dell’efficacia delle campagne. Con la Native Advertising non sempre il brand vedrà incrementare i suoi KPI, questo perché è fondamentale un corretto bilanciamento tra contenuti utili ed interessanti rispetto a quelli prettamente pubblicitari. Ad esempio, se l’azienda dedice di pubblicare un articolo interessante molto probabilmente verrà condiviso da molti utenti, ma in termini di ritorno economico è molto difficile da misurare. Sicuramente ci sarà un ritorno in termini di brand awarness e fidelizzazione sul lungo periodo.
La Native Advertising è facile per gli inserzionisti!
Dipende! La prima regola che deve essere seguita nell’impostazione di una campagne è che il contenuto deve essere interessante e deve raggiungere gli obiettivi commerciali. La Native Advertising ha più difficoltà a esplicitare il raggiungimento degli obiettivi commerciali, ma può raggiungere un numero più elevato di utenti e meglio profilati. E’ comunque possibile tracciare i contenuti, le visualizzazioni, le condivisioni, etc in modo da comprendere quali sono i contenuti di maggior valore apprezzati dagli utenti.
La Native Advertising è ingannevole!
Falso! La chiave per una pubblicità efficace è la natura informativa della pubblicità stessa. Se un utente legge molte informazioni non si sente ingannato ed i produttori dei contenuti mantengono la propria integrità editoriale. Sostanzialmente si tratta di agire responsabilmente all’etica professionale e lasciare all’utente la capacità di giudicare consapevolmente i contenuti commerciali sponsorizzati da un marchio.
La native advertising aliena il lettore!
La Native Advertising permette ai lettori di identificarsi con i contenuti che sono innovativi, coinvolgenti e rilevanti. Seguendo questi principi gli utenti preferiscono questo tipo di pubblicità ai tradizionali banner, ormai d’altronde la banner blindness è un vero e proprio dramma per gli inserzionisti.
La Native Advertising è difficile da implementare all’interno di un sito web
Se un editore sceglie di sviluppare la propria soluzione di Native Advertising, egli avrà diversi ostacoli tecnici come il bilancio, l’attribuzione e il monitoraggio. Queste non sono sfide uniche, ma si riferiscono ad ogni campo dell’advertising. Con l’evoluzione delle tecnologie fortunatamente esistono dei plug-in o semplici comandi JavaScript che inseriscono gli articoli nel CMS. Con la pubblicità nativa, è possibile concentrarsi più direttamente su come ottimizzare l’esperienza dell’utente, invece di progettare banner pubblicitari e implementare banalmente interfacce.
Native è tutto ciò che non è un banner
La Native Advertising per definirsi tale deve essere integrata ad un flusso di contenuti ed armonizzata al contesto in cui si delinea.Vi sono diversi esempi di pubblicità che non è banner ma che non rientrano nella definizione di pubblicità nativa come ad esempio gli Interstitials, pre-rolls, expandables, push-downs e tanti altri.
Non tutto ciò che è Native è un articolo
I messaggi sponsorizzati di Facebook e Google AdWords, le due forme più diffuse di pubblicità nativa sul web oggi, non operano attraverso articoli di un publisher. Non è ragionevole quindi applicare uno standard globale per annunci native.